Cosa succede alla Battersea Power Station?

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Dopo la decisione di Apple di trasferire il suo quartier generale all’interno della Battersea Power Station, abbiamo assistito ad un picco di attenzione mediatica nei confronti dell’edificio art deco, gemma del patrimonio architettonico nazionale. Negli ultimi mesi, al contrario, le vicende che riguardano Battersea Power Station sembrano scomparse dai media mainstream. Ciò non significa che nulla sia successo e Spectacle ha continuato a monitorare le iniziative della Battersea Power Station Development Company – società che gestisce il progetto di rigenerazione – attorno alla monumentale centrale elettrica progettata da Giles Gilbert Scott e tanto amato da Londinesi e non. Sfortunatamente molte delle novità non sono confortanti.

Cattive notizie o buone notizie? Come sempre buono e cattivo sono mescolati nel linguaggio commerciale e ogni fatto è filtrato ad arte in base alle convenienze. Per esempio il grande pubblico certamente è stato messo al corrente del fatto che la più grande e ricca azienda al mondo, Apple, ha manifestato l’intenzione di trasferire i suoi uffici all’interno della centrale elettrica al termine dei lavori di ristrutturazione. Apple è stata salutata positivamente, come abbiamo segnalato, praticamente da tutti i mass media (tra gli altri segnaliamo BBC, The Guardian, Evening Standard). Nel frattempo solamente il nostro blog ha dato notizia della demolizione totale dalla parete est della centrale, rimossa per far posto a finestre e dare così luce ai nuovi uffici della Apple.

Battersea Power Station - three of the four chimneys have been rebuilt

Battersea Power Station – tre delle quattro ciminiere sono state ricostruite (Spectacle, 10/03/17)

Questa triste perdita, andata sotto completo silenzio in tutti gli altri media, è in linea con la curiosa strategia conservativa ‘distruggi per preservare’ ripetutamente applicata a porzioni della Battersea Power Station. Nonostante le migliori pratiche conservative del patrimonio storico architettonico prevedano il mantenimento della maggior parte dei manufatti esistenti, nel caso di Battersea si è deciso di procedere alla demolizione delle ciminiere e alla ricostruzione di repliche. Secondo noi questo è uno degli esempi più evidenti delle storture prodotte dall’intervento di interessi finanziari nel campo della conservazione, come abbiamo cercato di mostrare nel nostro film Battersea Power Station: Selling an Icon

Le demolizioni (ciminiere e parete est) sono state approvate da tutte le agenzie di controllo (in primis Historic England e il Municipio di Wandsworth) e giustificate in nome del bene ultimo rappresentato dal riportare in vita la Battersea Power Station. Ma quale bene è stato prodotto finora dal megaprogetto di rigenerazione, valutato in 9 miliardi di sterline e tra i più grandi in Europa? I lavori per la ricostruzione delle ciminiere sono andati avanti e, al momento, tre ciminiere nuove di zecca spiccano sulle rovine della centrale elettrica. Se tutto va bene, presto i londinesi saranno di nuovo in grado di ammirare tutte e quattro le ciminiere nello skyline di Battersea. Peccato siano false. Meglio di niente? Forse…

Pubblico non Pubblico

La Battersea Power Station Development Company, attraverso il suo amministratore delegato Rob Tincknell, ha recentemente annunciato l’apertura di una passeggiata lungo il Tamigi: “Siamo lieti di poter aprire nuovi spazi pubblici per Londra e di poter condurre la Power Station e i suoi dintorni di nuovo al centro della vita londinese” (dall’Evening Standard). Nonostante l’entusiasmo dell’annuncio, lo ‘spazio pubblico’ cui si riferisce Rob Tincknell è nient’altro che una breve passaggio pedonale privato, schiacciato tra il fiume e la cosiddetta Fase 1 del progetto. La passeggiata sarà integrata al più ampio lungofiume che sarà aperto al pubblico di fronte alla Power Station. Come il resto dell’area, anche questo spazio è tecnicamente privato e solo aperto al pubblico, cosa ben diversa dall’essere uno ‘spazio pubblico’ tout court.

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Mentre eravamo intenti a fare delle riprese sulla nuova passeggiata, i membri della crew di Spectacle, ingenui, sono caduti nel tranello retorico dello ‘spazio pubblico’ pubblicizzato dai costruttori e si sono comportati come se davvero lo fosse. Sfortunatamente siamo stati ricondotti alla realtà da un membro del servizio di sicurezza venuto a ricordarci che il padrone di casa aveva deciso che non era permesso fumare in tutta l’area. Grazie al giudizioso gestore, la nostra salute è stata salvaguardata. Ci sembra però improbabile che uno spazio sottoposto a controllo privato possa garantire un libero godimento del lungofiume. Se i proprietari decidessero di bandire i picnic (magari per dare una mano i loro ristoratori) o manifestazioni di protesta, non ci sarebbe molto di cui lamentarsi: questo è ciò che accade quando si privatizzano spazi pubblici.

The Guardian in passato ha lanciato un allarme sugli effetti già prodotti dalla sovrapposizione di pubblico e privato lungo le sponde del Tamigi, diventato, secondo la loro indagine un “labirinto incomprensibilmente complesso di ostacoli privati e confusione tra municipi – nonché un campo di battaglia sui diritti di transito che potrebbe avere serie ripercussioni sull’accesso pubblico al fiume”. Non un grande preludio verso quella che i costruttori offrono come un’esperienza unica.

Planning non Planning

Le pretenziose 230 pagine del ‘manifesto’ su Place Making prodotte dalla Battersea Power Station Development Company riserva un ruolo fondamentale alla diversità di usi e di inquilini. Nonostante l’impegno a costruire case (alcune delle quali a prezzo calmierato) per la popolazione londinese, i proprietari hanno cambiato idea, passando da appartamenti di lusso a uffici.

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La Battersea Power Station Development Company ha presentato istanza per un cambio d’uso della cosiddetta Fase 3 del progetto. I costruttori hanno intenzione di trasformare due edifici, progettati dalle star dell’architettura contemporanea Frank Gehry and Norman Foster – i cui appartamenti sono talaltro già in vendita – da uso residenziale a uffici. Il Financial Times nel darne notizia, presenta come causa di tale cambio il drastico crollo dei prezzi degli immobili di lusso, mentre la domanda di spazi per uffici si manterrebbe alta così come il loro valore. Rob Tincknell ha così giustificato la mossa al Financial Times: “L’aspetto positivo dei progetti a lungo termine è che possono adattarsi al mercato. Se non c’è mercato per immobili residenziali e un mercato molto florido per gli uffici, allora costruiamo uffici”.

Lo stesso Tincknell – che adesso esalta la flessibilità – in passato ha rilasciato un’intervista a Peter Watts, autore di ‘Up in Smoke’, testo sulla storia di Battersea Power Station, sottolineando come la propria azienda avesse prodotto una ricetta infallibile per rendere Battersea un luogo perfetto: “57% residenziale. Del restante 43%, che corrisponde a circa 315.000 mq, 110.000 mq in negozi e ristoranti, 158.000 mq in uffici e il resto con un buon bilanciamento di hotel, tempo libero e spazi per la comunità”. Ci domandiamo che cosa è successo a questo piano pseudoscientifico per mescolare usi e gente, secondo gli autori risultato di lunghe consultazioni con gli abitanti dell’area. Forse non era così importante dato che oggi Tincknel può riferire al Financial Times: “è facile immaginare di aggiungere 93.000 mq (di uffici)” e cancellare dal progetto un hotel e un bel po’ di appartamenti.

Il Battersea Power Station Community Group, praticamente l’ultima voce critica rimasta a mettere in discussione il progetto e le cui opinioni non sono mai state prese in considerazione dalla proprietà nel corso delle consultazioni, si sono scagliati contro la proposta: “Gli edifici di Gehry e Foster dovrebbero diventare case a uso sociale, con prezzi calmierati. Potrebbero esserci uffici ai piani bassi. Mentre assistiamo alla crisi abitativa più grave che sia mai stata vissuta a Londra, non si può dare via questi edifici nella loro interezza ad uso uffici”.

Continuate a seguirci per aggiornamenti e nuove contraddizioni generate dalla megarigenerazione di Battersea Power Station.

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Spectacle’s new Participatory Video Workshops

Spectacle has a long history of establishing and supporting participatory community media workshops and a large number of our productions have adopted participatory video (PV) techniques and ethos, resulting in an excellent track record of high quality, award-winning TV documentaries, short films and powerful campaigning videos. We are happy to inform everyone interested in applying a participatory media approach into their community based projects, that it is now possible to share Spectacle’s experience taking part in our Participatory Video Workshop (PVW).
Spectacle has made extensive use of Participatory Video as a successful strategy to involve communities in production processes, allowing people to produce knowledge about themselves rather than being represented – and often misrepresented – by outsiders.

Recently one of the films that Spectacle produced through participatory techniques has been re-screened on the Pepys Estate: “Poverty and the Media: the tower”. The film shows the way in which local residents have felt misrepresented by the BBC ’s program The Tower: A Tale of Two Cities. The BBC’s program intended to document the transformation of the Lewisham council estate into a chic development and the alleged clash between rich newcomers and poor long term residents. Spectacle, was commissioned by the Rowntree Foundation to develop a participatory video project in the Pepys and other estates in the area: “Poverty and participation in the Media“. At the time the BBC project begun, Spectacle was already organizing video workshops that focused specifically on the way mainstream media (mis)represent poverty. In our film Pepys residents have filmed each other while commenting on the effects the BBC’s program had on their lives. Spectacle’s “Poverty and the media: the Tower” illustrates the advantages of a participatory approach, highlighting the local dynamics in a way that is factually accurate and respectful of people’s feelings, intentions and views on the world they experience.

Following the very positive feedbacks from residents and in order to meet the growing demand from community based researchers to be trained to lead participatory projects, we are happy to inform you that we are now offering a Participatory Video Workshop (PVW). Our PVW is addressed to social workers, NGOs’ and charity organization’s staff that are engaged in community development and empowerment, artists and, in general, anyone who wants to integrate participatory methods in their own projects. Based on our long experience, the PVW will provide you with practical and transferrable knowledge on video techniques, and train you on how to engage your stakeholders in participatory productions.

The PVW is designed as 3 day immersive experience that will allow you to use participatory methods in documentation, evaluation and research. If you and your staff are particularly interested in specific topics, we are happy to bring our workshop to you and tailor it to your specific needs.

Please, find here our workshop description or get in touch for further information.

Become a Self Shooter: 5 Reasons Journalists Should Learn Video

filming

As a journalist learning how to use video allows you to work for a wider range of media outlets.

1.With print newspaper production falling by 8% each day and the emergence of new technology, the world of journalism is changing.

2. Media outlets such as online magazines are relying more and more on online video content to keep their readers informed. Outlets such as the BBC are now using video on their Instagram accounts to give their followers short news bursts.

3. Video gives the audience visuals to look at rather than simply text to read, which takes less energy. Therefore readers will often choose to watch a video over reading text.

4. A video informs the reader faster than text. In this age of technology readers want to receive news as fast as possible. In a piece of text every detail needs to be explained, but videos can show rather than tell.

5. Learning how to use video will mean that you can work for a wider range of media outlets.

Learning video can be expensive. However Spectacle offer an affordable 4 day video production training course in which you can learn production and editing. For all abilities.

If you are interested in booking the course visit our website.

Or contact us at training@spectacle.co.uk

Battersea Power Station: Out of the frying pan into the fire

The horror story continues…

Nightmare on Nine Elm Street

The abysmal Vinoly plans for Battersea Power Station that we had all hoped were finally dead and buried with the collapse of previous owners REO has come back to haunt all who care about the beautiful building and the quality of life for all those living in its shadow and the surrounding area.

Just when you thought it was safe Architect Viñoly has been hired as “creative brain” behind developer Mike Hussey’s plan for a new stadium for Chelsea football club. AAAHHHHHHGGGGG……

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Or visit PlanA our general blog on urbanism, planning and architecture.

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Poverty and the Media DVD clips online

There are now clips of the ‘Poverty and Participation in the Media‘ DVD available to view online. Please click here to view clips of our interview with Zac Beattie, maker of ‘Rich Kid Poor Kid‘.

There is also a discussion of ‘The Tower’ with residents of the Pepys Estate.

Other topics include:

Abusive Elements In The Media

Advertising Pressure

Community

The Media’s Potential For Change

Young People and Education

Media Views of Poverty

New Media

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